La carezza di Dio

Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò“.

Nella prima lettura di questa domenica, il Signore si rivolge al popolo d’Israele, che sta vivendo la durissima prova dell’esilio, utilizzando forse la più tenera delle immagini: quella di una madre che prende in braccio il figlio per consolarlo.

La sofferenza di un figlio è per ogni mamma la più dura delle prove; un chiodo che le trapassa il cuore e le fa sanguinare l’anima. Una madre non riesce a rimanere passiva spettatrice di quel dolore, e non si dà pace finché la causa di tanto male non sia eliminata. Quando è impossibile, sarebbe disposta a offre se stessa in riscatto dei figli.

Seppur l’amore di una madre è ciò che di più si avvicina a Dio e ne rivela la tenerezza, il cuore del Signore è infinitamente più grande. Ecco perché il profeta Isaia afferma:

Voi sarete allattati e portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati”.

Nei momenti di difficoltà, nelle solitudini del cuore e nei pianti dell’anima, nel buio della speranza e nel vuoto dei vani sforzi, il Signore non ci lascia soli; il suo cuore è trafitto dalle nostre lacrime; lui è lì, al nostro fianco, per consolarci con le sue carezze.

La carezza di Dio è il bene che egli sparge nelle nostre giornate per mezzo di altri.

In cambio chiede di diventare noi stessi sua carezza nei confronti di chi soffre.

Commento all’omelia della XIV domenica del tempo ordinario a cura del parroco, don Michele Fontana

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